/* -->
Visualizzazione post con etichetta 2015. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 2015. Mostra tutti i post

lunedì 2 dicembre 2019

Recensione | L'ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi



Pietro Rinaldi è uno scrittore ormai vecchio, vedovo, incurante degli altri, in conflitto con la vita. Decide quindi di uscire di scena a modo suo, suicidandosi, e lasciando ai suoi lettori una sorta di testamento letterario sotto forma di lettera. Preferisce finire i suoi giorni quando ancora è in grado di badare a se stesso e non aspettare la morte con le mani in mano magari finendo su una sedia a rotelle. Nel momento stabilito, quando sta per ingoiare il mix letale che lo ucciderà, suonano alla porta mandando all'aria il suo scrupoloso piano.

L'ultima settimana di Settembre, di Lorenzo Licalzi edito da Bur, è un viaggio fisico per portare il giovane Diego verso la sua nuova vita e Pietro, il vecchio scrittore inacidito, verso il destino che si è scelto. Ma è anche un viaggio emozionale di un nonno e di un nipote, che cominciano a conoscersi un po' tardi, quando troppe cose sono cambiate e troppi sono i rimpianti nel cuore. Eppure non è mai tardi per scoprire quanto la vita può ancora riservarci delle sorprese e delle belle giornate, che possono ridare il sorriso a chi ha perso tutto e la gioia di vivere a chi ha perso la speranza.


...con la mia presunzione di giudicare tutti stupidi, avevo giudicato un po' stupido anche Diego. Però in questi giorni di convivenza forzata, avevo capito che era un ragazzo in gamba, che sapeva osservare. Era ancora nel suo bozzolo, ma presto sarebbe diventato una farfalla, ne ero certo.

Finito di leggere il libro l'ho chiuso col dispiacere nel cuore. L'avventura con Pietro, Diego e il tenero cagnolone Sid era conclusa. Mi sarebbero mancati tantissimo. È stato bello viaggiare nella Dea senza il tettuccio, da Genova a Roma, con il vento tra i capelli, il sarcasmo pungente di Pietro, i silenzi imbarazzati tra nonno e nipote, i luoghi dei ricordi e l'insospettabile tenerezza che cresceva km dopo km.

Ho aspettato un po' prima di cominciare a leggere questo libro. Mi è stato consigliato da un'amica libraria, ma chi mi ha convinto maggiormente è stato il marito che con le parole davvero intenso ha dato una maggiore spinta, anche se in quel momento non mi trovavo in una fase da libro intenso. La curiosità però era tanta e alla fine è stata ben ripagata.

Ho riso molto, ho pianto e mi sono commossa. Basta questo per fare di un libro un piccolo capolavoro da leggere almeno una volta nella vita, da ricordare e consigliare. Ma è anche merito dello stile dell'autore se L'ultima settimana di settembre è quel che è. La penna di Lorenzo Licalzi mi è piaciuta immediatamente perché ha un modo di scrivere e di raccontare che cattura fin dalla prima pagina. Divertente, ironico, coinvolgente e imprevedibile sono gli ingredienti che mi hanno fatto innamorare di questa lettura. 

I personaggi sono unici e inimitabili, soprattutto Pietro, un uomo burbero, astioso e amareggiato da tutto ciò che lo circonda. I suoi dialoghi e le sue riflessioni sono argute, spiritose al limite dello sbellicarsi e brillanti.


Diciamo che non sopporto certe categorie di lettori... Intanto quelli che dicono che un libro gli ha cambiato la vita, e lo dicono convinti, perché se ti fai cambiare la vita da un libro sei un imbecille. Un libro al massimo può lasciare una traccia, ti può emozionare, far ridere, far piangere, ti ci puoi identificare...

L'ultima settimana di settembre è un romanzo di vita e di formazione. Sia a 80 anni, come Pietro, che a 15 come Diego si può imparare e si può cambiare. La vita non è mai facile, ma avere al proprio fianco le persone giuste farà diventare le difficoltà delle prove di crescita e di rinascita. 

Questo romanzo è una lettura adatta a tutti. Da leggere assolutamente, soprattutto in questo periodo dell'anno dove la bontà e il calore familiare dovrebbero essere i maggiori protagonisti! 

Titolo: L'ultima settimana di settembre
Autore: Lorenzo Licalzi
Editore: BUR
Pubblicato ad Agosto 2015
Genere: Narrativa italiana
Pagine: 300




L'abitudine è una brutta bestia, solo apparentemente mansueta: è una bestia che ti tira sempre nella stessa direzione e che spesso ti fa compiere scelte sbagliate o non ti fa vedere soluzioni a un problema che invece, magari, sarebbero a portata di mano. Perché l'abitudine cristallizza i nostri comportamenti e ci fa credere che un minimo scarto dal solco profondo che ha tracciato sia una cosa fuori dal mondo, perché il mondo diventa, per colpa dell'abitudine, soltanto quel solco dentro il quale ci fa camminare. p.143

giovedì 2 maggio 2019

Recensione | La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola di Raphaelle Giordano



Ci sono libri che non hanno bisogno di avere troppe presentazioni, nè grande risonanza tra blogger e lettori per catturare l'attenzione. La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola è un titolo che di per sé già fa capire tutto: diamo troppo per scontata la nostra esistenza e proseguiamo sulla strada che ci troviamo di fronte senza accorgerci di tutte le possibili direzioni di cui disponiamo se solo girassimo la testa. Ma arriva un momento in cui ci accorgiamo che la terra sotto i nostri piedi comincia a sbriciolarsi e diviene necessario raccogliere le proprie forze per tirarsi su, per salvarsi. Questo libro parla di come è riuscita una donna a capire che di vita ne aveva una sola e non doveva sprecarla.  



Titolo: La tua seconda vita comincia 
quando capisci di averne una sola
Aurice: Raphaelle Giordano
Traduttrice: Sara Arena
Editore: Garzanti
Prima pubblicazione: 2015
Genere: Narrativa francese
Pagine: 215
Prezzo cartaceo: 16,90€ 



La mia opinione

Ci sono giornate in cui tutto va storto. È così per Camille, quando sotto un incredibile diluvio si trova con l’auto in panne e senza la possibilità di chiamare nessuno. Tutte le sfortune del mondo sembrano concentrarsi su di lei. Ma Camille non sa che quello è il giorno che cambierà il suo destino per sempre. 
Un uomo le offre il suo aiuto. Si chiama Claude, e si presenta come un «ambasciatore della felicità». Le dice che lui è in grado di dare una svolta alla vita delle persone. Camille sulle prime non dà peso alle sue parole. Eppure, riscoprire la bellezza delle piccole cose renderebbe tutto più facile: l’aiuterebbe ad andare di nuovo d’accordo con il figlio ribelle e a ritrovare la sintonia di un tempo con il marito.

Così decide di ricontattare Claude e di seguire le sue indicazioni. Per liberarsi delle caratteristiche negative c’è ogni giorno un semplice esercizio da compiere, un piccolo passo alla volta: ripercorrere le sensazioni di un momento felice, guardarsi allo specchio e farsi dei complimenti, contare tutte le volte che ci si lamenta durante la giornata. A volte basta solo ringraziare per quello che di buono accade, dal profumo del caffè la mattina a una realizzazione personale. 

Camille comincia a mettere in pratica questi consigli, e intorno e dentro di lei qualcosa succede. Con il sorriso sulle labbra, non è più così difficile parlare con suo figlio e riscoprire con suo marito i motivi per cui si erano scelti. 
Ma c’è una cosa ancora più importante che Camille ha imparato: non c’è felicità se non la si divide con qualcuno. Questo è davvero l’ultimo tassello per fare di ogni giorno un giorno speciale, di ogni istante un istante da ricordare.


"La capacità di essere felici si allena, si rafforza giorno dopo giorno. Basta rivedere il proprio sistema di valori, rieducare il nostro sguardo sulla vita e sugli eventi. Ma a volte c’è bisogno di un aiuto. Di un ambasciatore della felicità, diciamo"


Cadere nell'abitudine è un attimo, abituarsi pressocché la norma, venirne fuori difficile! Ecco perché Camille, la protagonista, chiede aiuto a un abitudinologo...! Credo che tutti noi avremmo bisogno di una persona in grado di aprirci gli occhi sulle nostre possibilità sopite e di indirizzarci, col solo potere delle parole, a cambiare le abitudini che ci disturbano e che ci tengono schiavi a delle situazioni sbagliate e spesso nocive. Magari a volte non ce ne accorgiamo neanche, ma dentro di noi i disagi crescono per poi diventare delle bombe a orologeria pronte a innescarsi in un momento qualsiasi, spesso in concomitanza ad altre situazioni problematiche.

L'autrice ha disseminato i vari capitoli di numerosi esercizi pratici e altrettante riflessioni per aiutare il lettore a intraprendere la strada per una guarigione emotiva cosi come accade a Camille. 
Com'era ovvio ho preso molti appunti, anche se alla fine del libro c'è un facile riepilogo, per poter seguire passo per passo i diversi esercizi e arrivare a una svolta esistenziale e poter vivere ogni giorno in modo felice, pieno di gratitudine e soddisfazioni.

Seguire gli insegnamenti non è semplice e immediato, bisogna mettersi in gioco, guardarsi dentro e fare i conti con le proprie paure. La parte più difficile è sicuramente quella di essere costanti e di impegnarsi tutti i giorni, tutto il giorno, affinchè la visione della vita migliori in tutti i suoi aspetti

Funziona? Leggendo questo libro si può ritrovare la propria dimensione zen e sopraelevarsi dal torpore quotidiano che ci affossa inesorabilemente? Secondo me sì! Alla fine i consigli dell'abitudinologo sono abbastanza logici nel loro insieme, ad esempio:


- ringraziare ogni giorno per ciò che si ha
- smettere di compiangersi
- esprimere le proprie contrarietà quando si presentano dei dissidi
- annotarsi tutto ciò che di positivo capita nella giornata per poi recuperare le sensazioni associate
- essere creativi in amore per poter recuperare il rapporto con il proprio partner
- capire i propri errori e non accusare gli altri
...

I consigli per ritrovare se stessi e la parte romanzata del libro, che vede passo passo una Camille sempre più sicura, avventurosa e di successo, mi hanno conquistata e fatto apprezzare tantissimo questa lettura che consiglio un po' a tutti quelli che sentono il bisogno di una spinta per cambiare qualcosa nella propria vita. 

Questo libro vuole, alla fin fine, far comprendere l'importanza di imparare a prendere di petto ciò che ci succede, senza aspettare che qualcuno o qualcosa ci salvi, a vedere il lato bello della vita, e non quello brutto, a vivere le giornate con energia e a mettersi in gioco affinché i propri sogni si realizzino. 
Solo lavorando su di sé e scoprendo che, le proprie fragilità se affrontate diventano dei punti di forza, è possibile riacquistare fiducia e sicurezza e vivere la vita in modo più sereno.



sabato 24 dicembre 2016

Aspettando il Natale... RECENSIONE | Un Natale per Ricominciare di Eva Palumbo

Buon sabato e felice vigilia di Natale miei carissimi lettori!!
Ridendo e scherzando siamo arrivati a oggi e poche ore ci separano dalla magica notte! Avete comprato tutti i regali? Avete bene in mente cosa cucinare? Le bollicine sono in frigo e i giochi di società pronti?!
Visto che ho cominciato con una serie di post natalizi non potevo non prepararne uno anche per oggi: una recensione! Ovviamente non una recensione qualsiasi ma una che riguarda una storia di Natale! Un grazie di cuore a Eva che ancora una volta ha saputo colpirmi dritta al cuore 
Buona lettura!




Un Natale per ricominciare ✦ di Eva Palumbo ✦ edito da Triskell Edizioni ✦ il 30 novembre 2015 ✦ Genere: Romanzo rosa ✦ Pagine: 99 ✦ letto in formato ebook



Amy, una libraia di Londra reduce da una terribile esperienza che l’ha portata a rivoluzionare completamente la sua vita, incontra per caso Justin, un famoso attore di Hollywood, in crisi professionale e alla ricerca di una strada per riprendere in mano la sua esistenza.
Nella magica atmosfera di una parte di Londra poco turistica, vestita a festa per l’imminente Natale, un forte sentimento nasce tra loro, ma Amy è dubbiosa, diffidente, teme la grande differenza tra i loro due mondi, vede poche prospettive per una loro relazione, e soprattutto è spaventata di soffrire ancora come in passato. Ha paura di aprire di nuovo il suo cuore all’amore, perciò, quando Justin le confessa di essersi innamorato di lei e le chiede di seguirlo negli Stati Uniti, Amy rinuncia a questa nuova possibilità che la vita sembra offrirle.
Sembra tutto finito tra loro, ma l’amore e il desiderio sono più forti della lontananza e delle differenze. Riuscirà Amy a superare la sua paura di innamorarsi di nuovo? Riuscirà a rimettere ancora tutto in gioco, per lasciarsi alle spalle il suo passato e ricominciare?

giovedì 25 agosto 2016

RECENSIONE | Il più e il meno di Erri De Luca

Buonasera carissimi!
Questa è l'ora delle streghe per me. Avrei già voluto essere a letto per il troppo sonno che avevo, ma mi sono imposta di finire e pubblicare questa recensione! E per fortuna ce l'ho fatta senza crollare! Ora però vado eh!
Buona lettura! Vi abbraccio forte...a domani!


Il più e il meno ♦ di Erri De Luca ♦ edito da Feltrinelli ♦ a Ottobre 2015 ♦ Collana: I Narratori ♦ Genere: Mainstream/Narrativa ♦ Pagine: 144 ♦ letto in formato cartaceo

Acquista Il più e il meno su Amazon per far crescere Gli Alberi Da Libri. Grazie:)

Il più e il meno sono segni della contabilità, della partita doppia dare/avere. Qui riguardano lo scorrere del tempo. Il Più è già arrivato, era un vento di corsa alle spalle spingendo innanzi, sparecchiando tavole, sfrattando inquilini, stringendo appigli e libri. Il Più è stato giovane e indurito come un callo. Il Meno governa il presente e mantiene quello che dice. Il Meno è sobrio, risoluto perché deve condurre fino in fondo.

“Ho saputo da me che per scrivere bisogna stare sgomberi, sfrattati, come alloggi in cui arrivano le storie, a carovane zingare in cerca dello spazio di nessuno.”
“Avevo saputo quel giorno la notizia certa che la scrittura era campo aperto, via di uscita. Poteva farmi correre dove non c’era un metro per i piedi, mi scaraventava al largo mentre me ne stavo schiacciato sopra un foglio. Sono uno che si è messo a scrivere da quel giorno, per forzare le chiusure intorno.”  

mercoledì 10 agosto 2016

RECENSIONE | Parigi è sempre una buona idea

Buongiorno a tutti!
Sono stata poco presente in questi giorni ma ci sono ancora, non sono andata al mare, per ora! E visto che le mie letture procedono lente come i miei post, solo oggi vi recensisco il libro che ho finito di leggere pochi giorni fa!
Questa lettura mi era stata consigliata, attraverso la sua recensione, da Jasmine del blog Stoffe d'Inchiostro, che mi aveva incuriosita tantissimo. Trovandolo in biblioteca ho colto l'occasione al volo! 



Parigi è sempre una buona idea ♦ di Nicolas Barreau ♦ tradotto da Monica Pesetti ♦ pubblicato da Feltrinelli ♦ a settembre 2015 ♦ Genere: Romanzo Rosa ♦ Pagine: 272 ♦ letto in formato cartaceo

Parigi è sempre una buona idea, si sa. Innamorati o no, vale sempre la pena di fare una passeggiata per le vie della Ville LumièreLì, in rue du Dragon, una deliziosa stradina nel cuore di Saint-Germain, ci si può imbattere in un piccolo negozio con una vecchia insegna di legno, un campanello d’argento démodé sulla porta e, dentro, mensole straripanti di carta da lettere e bellissime cartoline illustrate: la papeterie di Rosalie Laurent.
Talentuosa illustratrice, Rosalie è famosa per i biglietti d’auguri personalizzati che realizza a mano. Ed è un’accanita sostenitrice dei rituali: il café crème la mattina, una fetta di tarte au citron nelle giornate storte, un buon bicchiere di vino rosso dopo la chiusura della papeterie. I rituali aiutano a fare ordine nel caos della vita, ed è per questo che ogni anno, per il suo compleanno, Rosalie fa sempre la stessa cosa: sale i 704 gradini della Tour Eiffel fino al secondo piano e, con il cuore in gola, lancia in aria un biglietto su cui ha scritto un desiderio. Ma finora nessuno è mai stato esaudito. Tutto cambia il giorno in cui un anziano signore entra come un ciclone nella papeterie. Si tratta del famoso scrittore per bambini Max Marchais, che le chiede di illustrare il suo nuovo libro. Rosalie accetta felice e ben presto i due diventano amici, La tigre azzurra ottiene premi e riconoscimenti e si aggiudica il posto d’onore in vetrina. Quando, poco tempo dopo, un affascinante professore americano, attratto dal libro, entra in negozio, Rosalie pensa che il destino stia per farle un altro regalo. Ma prima ancora che si possa innamorare, ha un’amara sorpresa. Perché l’uomo è fermamente convinto che la storia della Tigre azzurra sia sua…


mercoledì 13 luglio 2016

RECENSIONE | La ragazza del treno

Buon mercoledì cari lettori.
Lo scorso week-end ho letto uno dei casi editoriali del 2015 e per una volta tanto posso dire che capisco perchè abbia avuto molto successo. Interessante e ben strutturato, mi ha tenuta incollata alle sue pagine. È però un genere ben definito, che può piacere o no a seconda dei gusti. 
Se siete interessati a conoscerlo un po' meglio questa è la mia opinione! Buona lettura!





♦ La ragazza del treno ♦ di Paula Hawkins pubblicato da Piemme ♦ giu. 2015 ♦ traduzione di Barbara Porteri ♦ Pagine: 259 ♦ Genere: Thriller ♦ letto in formato e-book



La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista,  le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono  Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua. Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos'ha visto davvero Rachel?






Ho appoggiato la testa al finestrino e vedo sfilare il retro degli edifici, come se fosse il piano sequenza di un film. È una prospettiva unica, ignota persino agli stessi abitanti di quelle case. Due volte al giorno, solo per pochi, fugaci istanti, ho l'opportunità di sbirciare nella vita di quegli sconosciuti. C'è un che di rassicurante nel vederli sani e salvi tra le mura domestiche.


Rachel è un'alcolista, disoccupata, bugiarda e molesta verso l'ex marito e la sua nuova famiglia. Per non far scoprire all'amica che l'ha ospitata in casa sua di aver perso il lavoro, ogni giorno prende il treno per Londra. Ma quel tragitto non è solo una scappatoia dalla triste realtà in cui vive, ma anche l'unico modo per avvicinarsi alla sua vecchia vita, quella che condivideva con suo marito Tom. Il treno sul quale viaggia, infatti, passa ogni mattina davanti la sua casa. Ma ciò che realmente Rachel osserva dal finestrino è quel nella villetta bifamiliare al civico 15. Rachel immagina la vita della giovane e bella coppia che la abita: fantastica sui loro nomi, sulle loro professioni e sul loro amore. Un giorno, però, guardando in quella stessa direzione vede qualcosa che la inquieta molto. Capisce che la vita che si era immaginata per Jess e Jason era del tutto errata. Quando le sue supposizioni subiscono un ulteriore trauma, Rachel decide di agire in prima persona ed entra nella vita di Jason per aiutarlo a scoprire la verità su Jess. Ciò che scoprirà non sarà solo collegato alla coppia ma alla sua stessa vita.

Impossibile non biasimare Rachel. Conduce una vita tendente all'autodistruzione, è l'antieroina per eccellenza. Il suo però è un percorso di formazione col quale prenderà piano piano di nuovo possesso della sua vita. Mi è piaciuta molto come personaggio. Non è scontato, non passa dall'essere orribile all'essere perfetta nel giro di 300 pagine. Mantiene i suoi vizi ma si migliora in modo realistico. Se all'inizio ho provato una sorta di repulsione per la sua vita da sbandata, procedendo nella lettura ho cominciato a "volerle bene"!

Grazie ai suoi ricordi riusciamo ad avere una visione d'insieme di quella che è stata la sua vita matrimoniale con Tom. A rendere tutto più interessante e fuori dagli schemi c'è il punto di vista della nuova moglie di Tom, Anna, che ci racconta la sua nuova vita coniugale e la visione che ha di Rachel.

Ma non è tutto, perchè il terzo punto di vista, protagonista di questo romanzo, è Megan, o come la chiama erroneamente Rachel, Jess. Megan è una donna dal passato difficile e dal presente tutt'altro che semplice e felice come pensa Rachel, che ogni giorno la guarda dal finestrino del treno. La sua scomparsa è il fil rouge del romanzo

Questo libro ha avuto un successo immediato in molte parti del mondo. Secondo me, è un successo meritato. La scrittura della Hawkins è fluida, semplice e abbastanza ricca di suspense. La delineazione psicologica dei personaggi è accattivante, non sublime, ma funzionante.


A tre quarti del libro ho cominciato a mettere insieme i pezzi e ho risolto il mistero! Ta-tà (applausi). Il finale non è stato, quindi, inaspettato ma mi ha comunque soddisfatta.

In conclusione, vi consiglio la lettura de La ragazza del treno, sopratutto se vi piace il genere del giallo investigativo camuffato da thriller, in pratica una storia con un basso livello di ansia e suspense, che pone l'accento principalmente sulla ricerca di indizi da parte della protagonista. 

Spero che la recensione vi abbia dato un'idea abbastanza precisa di questo libro. A presto!




lunedì 11 luglio 2016

RECENSIONE | La strana biblioteca di Murakami Haruki

Buongiorno cari readers!
Come state e come è andato il vostro fine settimana? Il mio parecchio bene. Da giorni mi impegnanavo per organizzare un bel compleanno al mio futuro marito (XD). Non mi piacciono le cose normali e così ho cercato di creare un compleanno di ben due giorni fatto di sorprese improvvise. Dopo anni di fidanzamento bisogna pure mantenere vivo l'amore, no?! 
La settimana appena passata è stata ricca di belle e interessanti letture. Oggi volevo parlarvi di un libro davvero particolare. Quando vado in biblioteca non scelgo i libri ma faccio in modo che siano loro a prendermi in prestito. In pratica mi faccio catturare dalla copertina o dal titolo, senza leggere trama o autore. Questa volta è stato il titolo a fare da esca: ho abboccato alla parola 'biblioteca'! 


La strana biblioteca ♦ di Murakami Haruki ♦ edito da Einaudi ♦ il 17 nov. 2015 ♦ Tradotto da Antonietta Pastore ♦ Illustrato da Lorenzo Ceccotti ♦ Pagine: 75 ♦ Genere: Graphic novel/Racconto Fantasy ♦ letto in formato cartaceo



Tornando a casa dopo la scuola, uno studente si ferma in una strana biblioteca. Certo, anche la sua richiesta è un po' strana. Chiede alla bibliotecaria qualche libro che possa soddisfare la sua ultima curiosità (è un bambino curioso, il nostro protagonista): la riscossione delle tasse nell'Impero ottomano. La bibliotecaria lo manda alla stanza 107. Qui l'aspetta un altro bibliotecario, ancora più bizzarro della prima: «Aveva la faccia coperta di piccole macchie nere, come tanti moscerini. Era calvo e portava occhiali dalle lenti spesse. La sua calvizie non era uniforme. Tutt'intorno al cranio gli restavano ciuffi di capelli bianchi ritorti, come in un bosco dopo un incendio». È davvero una ben strana biblioteca, questa! Il bibliotecario accompagna il bambino attraverso un labirinto di corridoi e stanze, finché non arrivano in una stanza dove riposa un piccolo uomo vestito con una pelle di pecora. E qui le cose si fanno brutte: il bibliotecario e l'uomo-pecora spingono il piccolo in una cella. Il bambino rischia di fare una fine terribile se non arrivasse in suo soccorso una ragazza sconosciuta... Una fiaba fantastica e immaginifica sul potere della lettura nel darci le chiavi per fuggire dalla prigione dell'infelicità.




Le biblioteche contengono storie.
Le storie contengono universi.
E certi universi possono essere molto pericolosi.


Sì, la trama è a dir poco surreale ma è davvero così! 
Uno studente, il cui nome non ci viene svelato, chiede a un vecchio e minaccioso bibliotecario di poter leggere dei libri su un argomento pallosissimo! Il bibliotecario capisce di avere tra le mani un lettore con la L maiuscola e, dopo avergli consegnato tre voluminosi tomi sulla riscossione delle tasse nell'Impero ottomano, lo scorta per vari labirinti sotterranei fino a condurlo in una "stanza di lettura" alquanto bizzarra. La stanza non è altro che una cella e al piede del ragazzo viene attaccata una palla di ferro così che non possa scappare. In un mese dovrà imparare a memoria i tre libri e solo al quel punto sarà liberato! L'uomo-pecora, il suo gentile carceriere, lo consola con deliziose leccornie e gli svela che quando avrà imparato tutto a memoria il gracile ma astuto bibliotecario gli succhierà il cervello (divenuto cremoso grazie alla lettura!!!) per accedere così ad una maggiore conoscenza!! Lo studente decide quindi di scappare, e dopo vari tentennamenti ragazzo e uomo-pecora fuggono. La loro avventura verrà poi supportata da un personaggio misterioso: una ragazza bellissima e splendente. 

Trama insolita ed irreale? Tantissimo!
Intreccio straordinario ed eccezionale? Assolutamente!
Intento didascalico? Chiaro che sì!

Il romanzo è molto breve e si legge in pochi minuti anche grazie ad uno stile di scrittura veloce, sintetico ed asciutto. Procedendo nella lettura sono rimasta a bocca aperta. Mi chiedevo: ma che storia eh? L'uomo-pecora; uno studente sequestrato per un mese; una ragazza evanescente; un vecchietto assassino; un'ossessione maniacale per i donuts! Ma più mi addentravo nella lettura e più non riuscivo a fermarmi. 

Questo racconto è stato scritto per la primo volta da Murakmi nel 1982, poi pubblicato in Giappone nel 2005 e infine in Italia nel 2015. Da altre recensione ho capito che questo è lo scritto peggiore dell'autore! 


È la prima volta che leggo questo autore e l'ho trovato brillante. Un mix tra Kafka, Roal Dahl e la genialità di Tim Burton. Il libro è correlato, inoltre, di splendide illustrazioni in bianco e nero, che richiamano alcuni elementi narrati.




Ho trovato le descrizioni di Murakami parecchio oniriche. Tutto il racconto si presenta come un sogno, una storia immaginata dal protagonista, e il finale ne è quasi una prova. Ma vi dirò, è impossibile dire con certezza qual'è il preciso intento moralistico del racconto. L'autore non sente la necessità di accompagnare il lettore passo dopo passo. Le situazioni, così come i personaggi, sono abbozzati e non hanno né passato né futuro. Ciascun lettore darà una propria interpretazione a ciò che avrà letto perchè è proprio questo che vuole Murakami.
Secondo me, il racconto de La strana biblioteca vuole essere una metafora della lettura: l'alienante vicenda vissuta dal povero studente imita il classico atteggiamento di chi legge estraniandosi dalla realtà. Il lutto finale conferma, secondo me, la volontà del protagonista di volersi distrarre completamente, vivendo una storia inquietante in un mondo parallelo.


Un fiaba misteriosa sul potere della lettura: 
liberarci dalla prigione dell'infelicità.

Mi è piaciuto molto leggere questo racconto lungo. Voglio però consigliarvi di non comprare il libro, ma di prenderlo in prestito come ho fatto io (a meno che non siate fan ossessionati dai libri di Murakami). Vi dico questo perchè il prezzo di 15 euro non è proporzionato al numero di pagine né al contenuto. Questo è il classico caso di autore famoso-prezzo altissimo!

A parte questa critica credo di fare la cosa giusta dicendovi che è un'opera assolutamente da leggere e conoscere. Io sicuramente approfondirò la conoscenza di questo autore: ho letto recensioni incredibili su altre sue opere.

Sono molto curiosa di sapere quello che ne pensate voi. Lo leggereste? E se lo avete già letto, che interpretazione date alla storia? Vi auguro una buon proseguimento di giornata!







martedì 21 giugno 2016

WRITERS GENERATION 2.0 | Presentazione Scrittori Emergenti - Giuseppe Calzi

Buon primo giorno d'estate 2016!!
Finalmente è arrivata la mia stagione preferita, e non c'è niente di meglio che cominciarla con la presentazione di un nuovo e promettente autore italiano
Il suo nome è Giuseppe Calzi e nelle sue vene non scorre sangue ma inchiostro!  
Essendo grande amante del genere horror, sono davvero felice di poter ospitare Giuseppe. Vi informo, inoltre, che sono in programma la recensione dell'opera e l'intervista all'autore! I commenti a questo romanzo sono davvero positivi quindi non vedo l'ora di leggerlo e farvi sapere le mie impressioni.
Basta con i preliminari, andiamo al sodo! 


giovedì 16 giugno 2016

RECENSIONE | La Sposa giovane di Alessandro Baricco

Ciao a tutti!
Qui su Gli Alberi avrete certo capito che non c'è un genere che prevarica sugli altri. Tutti sono ben accetti. L'importante è che mi dilettino!
Oggi vi propongo un autore torinese, ormai ampiamente conosciuto dai lettori italiani, che prima di questo libro non apprezzavo come scrittore. La sua opera più citata, Seta, non mi aveva entusiasmato perchè l'avevo trovata sciatta e priva di passione. 
Con La Sposa giovane, invece, ho scoperto un Baricco interessante, provocante, filosofico e passionale. 



♦ La Sposa giovane  ♦ di Alessandro Baricco ♦ edito da Feltrinelli ♦ il 18 mar. 2015  183 pagine ♦ letto in formato cartaceo ♦ 

Siamo all'inizio del secolo scorso. La promessa sposa è giovane, arriva da lontano, e la famiglia la accoglie, quasi distrattamente, nella elegante residenza fuori città. Il figlio non c'è, è lontano, a curare gli affari della prospera azienda tessile. Manda doni ingombranti. E la sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto le ricche colazioni senza fine. C'è in queste ore diurne un'eccitazione, una gioia, un brio direttamente proporzionale all'ansia, allo spasimo delle ore notturne, che, così vuole la leggenda, sono quelle in cui, nel corso di più generazioni, uomini e donne della famiglia hanno continuato a morire. Il maggiordomo Modesto si aggira, esatto, a garantire i ritmi della comunità. Lo zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona neppure durante le partite di tennis. Il padre, mite e fermo, scende in città tutti i giovedì. La figlia combatte contro l'incubo della notte. La madre vive nell'aura della sua bellezza mitologica. Tutto sembra convergere intorno all'attesa del figlio. E in quell'attesa tutti i personaggi cercano di salvarsi.



Appena compiuti 18 anni, la Sposa giovane (questo l'unico nome per riconoscere la nostra eroina) si presenta a casa della Famiglia, per sposare il Figlio. Ad attenderla, però, non trova il futuro sposo, ma l'elegante e quanto mai bizzarra famiglia, in attesa del ritorno del Figlio dall'Inghilterra. 
La Sposa giovane decide quindi di attendere anche lei, entrando con passo discreto nella vita della Famiglia. A comporla, cinque complicate, seppur inequivocabili, persone.

Con l'aiuto del maggiordomo Modesto, la Sposa giovane viene introdotta nel loro mondo: il Padre affetto da un'inesattezza del cuore cerca di curarsi due volte al mese nel bordello della città; la Madre con la sua bellezza mitologica e i suoi "sillogismi imperscrutabili" decide di istruirla all'arte del sesso; la Figlia storpia ma bellissima le farà scoprire l'autoerotismo notturno; lo Zio mai sveglio, risulta, però, sempre appropriato nelle risposte e nelle sue azioni.

Nella continua attesa del Figlio, la Sposa giovane assimila le regole imperturbabili della Famiglia: 

  • vietato leggere libri perchè "c'è già tutto nella vita"; 
  • avere timore della notte perchè tutti i membri della famiglia muoiono di notte; 
  • vietata l'infelicità perchè ruba del tempo
  • proibito distogliere il Padre dalla sua quotidiana pacatezza.
Ma ciò che la Sposa giovane scopre durante l'attesa è ben più profondo delle dinamiche familiare di una stramba famiglia: scopre così la sua femminilità e il potere dei corpi.

In ogni dettaglio, quel che avevo fatto in quelle ore - e ascoltato, e detto, e visto - stava insegnandomi che sono i corpi a dettare la vita - tutto il resto è una conseguenza. Non potevo crederlo, in quel momento, perchè come tutti, da giovani, mi aspettavo qualcosa di più complesso, o sofisticato. Ma ora non conosco storia, mia o di altri, che non sia iniziata nella mossa animale di un corpo - un'inclinazione, una ferita, una sghembatura, alle volte un gesto brillante, spesso istinti osceni che vengono da lontano. È già tutto scritto lì.

Ed ecco il punto fondamentale della storia: nonostante i gesti raffinati, i comportamenti eleganti, le movenze metodiche, l'origine nobile, tutti fuorviano dalla morale. In ogni armadio è nascosto almeno uno scheletro.
Ogni componente della Famiglia, compresa la Sposa giovane, ha un segreto che custodisce gelosamente. 
La Sposa riuscirà a conoscere tutti i segreti e tutte le paure dei componenti ma ciò non la integrerà nell'abitudinaria ma eccentrica Famiglia, se non con l'arrivo del Figlio. 

Baricco ha scritto un libro davvero mistico. Sono stata sedotta dal suo stile. La narrazione è vivace ma anche lenta. Sembra che venga raccontata una sola giornata della vita della Famiglia e, invece, è narrato presente e passato di ciascun personaggio. 
Brillanti i continui e improvvisi cambi dell'Io narrante. Per nulla difficile capire chi stesse raccontando. I protagonisti sono ineguagliabili e memorabili.

Originale la figura dell'autore che un paio di volte diventa il principale protagonista, in parallelo alla trama, cercando di spiegare al lettore le sue scelte narrative e contenutistiche.

Tantissime le digressioni fuorvianti, ma ineccepibili la continuità e la chiarezza della storia. Sono rimasta davvero colpita da questo romanzo!

Leggetelo assolutamente!


"Nella ripetizione dei gesti fermiamo il mondo: è come tenere per mano un bambino, perchè non si perda".






mercoledì 8 giugno 2016

RECENSIONE | Una famiglia quasi perfetta

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah!! Che ansia questo romanzo!
Ma non aspettatevi una recensione negativa! Mi è piaciuto troppo!!! ^_^




Titolo: Una famiglia quasi perfetta
Autrice: Jane Shemilt
Traduttrice: Daniela Di Falco
Editore: Newton Compton 
Pubblicato il 4 giu. 2015
Pagine: 318
Genere: Giallo/Thriller
Formato di lettura: Cartaceo


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...